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La classificazione dello Scimpanzé pigmeo, o nano, più noto come Bonobo (Pan paniscus) genera qualche imbarazzo poiché le differenze tra il suo genoma e quello dell’uomo (Homo sapiens) non superano il 6%. Per questo vi sono alcuni ricercatori che sostengono che il bonobo, assieme allo Scimpanzé comune (Pan troglodytes) dovrebbe essere riclassificato nel genere Homo (nella fattispecie Homo paniscus) mentre secondo altri dovrebbe essere l’uomo ed essere fatto rientrare nel genere Pan. Secondo alcuni, quindi, parlando di scimpanzé il termine “fauna” sarebbe improprio.
Il bonobo era stato scoperto nel 1929 ma lo si classificò come specie differente dallo scimpanzé comune solo nel 1933; comunque, è dal 1970 che lo si è studiato nel suo “habitat” naturale, nel bacino del Congo (l’unica area nella quale vive). Studi recenti dimostrano che il bonobo e lo scimpanzé discendono dai primati ai quali si riconduce anche l’uomo e si sono separati da essi tra 4,5 e 7 milioni di anni fa, mentre le strade di bonobo e scimpanzé si sono divise tra 900.000 e 1.800.000 anni fa.
Oggi questi nostri neanche troppo lontani parenti vivono in gran parte nell’area protetta del Salonga National Park ma l’attività di bracconaggio non è sufficientemente contrastata. Secondo quanto afferma l’International Union for the Conservation of Nature, i bonobo devono essere considerati come una specie in pericolo, con un calo della popolazione stimabile nel 50% o più in 75 anni. Per controbattere la rarefazione di questa grande scimmia è nata la Bonobo Conservation Initiative che, tra l’altro, propone una forma di adozione a distanza. |