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Gli umani tendono ad attribuire caratteristiche di intelligenza quasi esclusivamente ai mammiferi anche se vi sono molti uccelli che danno prova di notevoli capacità in questo senso, a conferma che il volume del cervello non può essere considerato come il principale fattore di questa qualità, e le stesse considerazioni si possono estendere a svariate specie di pesci. Tra questo va annoverato il Pesce elefante (Gnathonemus petersii) , così chiamato non per le sue dimensioni, che possono arrivare ad un massimo di 35 cm, ma per la sua bocca che si prolunga come fosse una sorta di proboscide. Il pesce elefante può essere fatto rientrare nella fauna terrestre poiché vive solo in acqua dolce ed il suo habitat è rappresentato da fiumi e torrenti dell'Africa Centrale, con predilezione per i fondali melmosi o sabbiosi. Questo pesce è frequentemente scelto per gli acquari domestici e quest'aspetto ha consentito ad un gruppo di ricercatori della facoltà di medicina dell'università di Stanford, in California, di compiere nel 2016 degli studi su di esso. Ne è emerso che il pesce elefante ha capacità sensoriali definite "multimodali" con le quali può riconoscere gli oggetti, impiegando, tra l'altro, un debole campo magnetico che è in grado di produrre oltre, naturalmente, alla vista ed alla proboscide (che è anche un organo sensoriale).
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