L'impresa compiuta dal regista James Cameron nella Fossa delle Marianne.
Nel 1966 lo scrittore californiano Jack Vance scrisse il romanzo "Pianeta d'acqua" (The Blue World); l'autore si riferiva ad un pianeta che non era identificato ma molti altri narratori si sono riferiti con questa definizione alla Terra, un mondo nel quale circa il 71% della superficie è ricoperta da oceani e mari di acqua salata e solo il restante 29% è rappresentato da terre emerse. Nel febbraio 2012 il telescopio spaziale Hubble ha scoperto che l'esopianeta GJ1214b, a 40 anni luce da noi, potrebbe essere un pianeta interamente ricoperto d'acqua, sia pure allo stato "superfluido", con acqua, vapore acqueo e ghiaccio ma non nella forma con la quale li conosciamo noi.
Probabilmente l'uomo non metterà mai piede su GJ1214b, soprannominato Water World, ma questa scoperta ci fa pensare a quanto ancora ci sia di sconosciuto e da scoprire sul mondo d'acqua sul quale stiamo vivendo. Evidentemente a queste stesse considerazioni è giunto il regista canadese James Cameron, da sempre affascinato dal mondo acquatico, come dimostrano alcuni dei suoi film ("Piraña paura", "Abyss", "Titanic") ed alcuni documentari ("Expedition Bismarck", "Ghosts of the Abyss", "Aliens of the Deep").
Cameron, sempre alla ricerca di nuove esperienze e nuove tecniche di ripresa, ha messo a frutto i suoi interessi (e le fortune ottenute con la regia o la sceneggiatura di film campioni di incassi) per un'impresa senza precedenti: scendere in solitaria con il batiscafo "Deepsea Challenger" (sfidante delle profondità marine) nel punto più profondo dell'idrosfera terrestre, il Challenger Deep nella Fossa delle Marianne, a est delle Filippine, e a metà strada tra il Giappone e la Nuova Guinea, dove si registra una profondità di poco meno di 11.000 metri.
Fino ad oggi solo tre mezzi costruiti dall'uomo si erano avventurati nelle profondità della Fossa delle Marianne: il primo di essi era stato il batiscafo Trieste (di progetto svizzero e costruzione italiana) che il 23 gennaio 1960 era sceso nel Challenger Deep (in quell'occasione misurato a -10.911) con l'esploratore svizzero Jacques Piccard ed il tenente di vascello Don Walsh della marina degli Stati Uniti. Il 24 marzo 1995 era sceso a 10.911 m il veicolo-robot giapponese Kaiko 7000 II (senza equipaggio, appunto) ed il 31 maggio 2009 un'impresa analoga era stata compiuta dal minisommergibile telecomandato Nereus, americano, che aveva raggiunto (sempre senza equipaggio a bordo) 10.902 metri.
James Cameron ha voluto ripetere l'impresa, diventando il primo uomo ad essere sceso, da solo, nell'Abisso Challenger della Fossa delle Marianne, arrivando il 25 marzo 2012 (o il 26, secondo l'ora locale di Guam) a 10.989,40 metri ed è stato anche il primo ad aver trascorso un tempo significativo (tre ore) a quella profondità.
Il veicolo subacqueo DCV 1 Deepsea Challenger, costruito a Sydney, in Australia, dalla Acheron Project Property, è essenzialmente un cilindro, lungo 7,3 m e pesante 11.800 kg, dotato di motori elettrici con i quali può spostarsi fino ad una velocità di 3 nodi (poco meno di 6 km/ora), con un'autonomia di 56 ore. A bordo ha equipaggiamenti idonei alla raccolta di campioni e telecamere tridimensionali ad alta definizione, grazie alle quali Cameron ha potuto raccogliere immagini che serviranno per la sua attività di documentarista e di regista di film a lungo metraggio.
Cameron aveva sviluppato il suo progetto con grande riservatezza ed aveva cominciato a prendere confidenza con il sottomarino in gennaio, rimanendo immerso poco sotto il pelo dell'acqua per tre ore nella baia di Sydney. Un collaudo in profondità il 21 febbraio aveva dovuto essere interrotto per problemi tecnici mentre il 23 febbraio era sceso a circa 1.000 metri ed aveva effettuato con successo anche un "rendez-vous" con un veicolo subacqueo robot. Il 28 febbraio fu affrontata una tappa ancora più impegnativa con ben sei ore trascorse a 3.700 metri mentre il 4 marzo il regista canadese aveva conquistato un nuovo primato per essere sceso in solitaria fino alla profondità di 7.260 metri, migliorando nei giorni successivi il suo stesso primato con 8.211 metri.
Poiché il Deepsea Challenger aveva dimostrato sufficiente affidabilità tecnica e le condizioni del mare erano buone, il 18 marzo, a bordo della nave Mermaid Sapphire, ha affrontato il Mare delle Salomone. La discesa al fondo della Fossa delle Marianne (in realtà a 13 m dal punto più profondo in assoluto, ma ciò non toglie nulla al primato) è avvenuta in 2 ore e 36 minuti (circa la metà del tempo che era stato impiegato dal Trieste). Quindi il sommergibile è rimasto per circa tre ore sul fondo per poi risalire con tempi analoghi a quelli della discesa.
Una porzione rilevante dello scafo è occupata da fari a LED che hanno consentito un'illuminazione senza precedenti del fondo marino (a quella profondità, infatti, l'oscurità è totale) e Cameron ha dichiarato di aver potuto vedere una parte del nostro pianeta come nessun altro aveva potuto fare fino a quel momento.
È inevitabile fare un parallelo tra l'esplorazione spaziale e quella terrestre (e marina in particolare) e sono in molti a ritenere che una miglior conoscenza delle profondità marine possa essere più proficua di quella di corpi celesti lontani che ben difficilmente saranno raggiungibili o potranno rivestire un interesse che non sia solamente accademico. Già durante le prime immersioni nelle acque australiane, ad esempio, sono stati pescati degli anfipodi "super giganti"; si tratta, infatti, di piccoli crostacei che normalmente hanno una lunghezza di pochi centimetri (due-tre) ma che a grandi profondità (come i 7.000 metri della Fossa di Kermadec a nord della Nuova Zelanda) hanno dimostrato di poter arrivare a 28 centimetri, cioè una decine di volte la dimensione abituale!
Chissà, quindi, quali conoscenze ci riserverà la spedizione di Cameron (che ha avuto tra i suoi "sponsor" la prestigiosa "National Geografica Magazine" e che è stato seguito con attenzione dalla NASA, l'agenzia aerospaziale statunitense). Senz'altro poi, questa missione non rimarrà un fatto isolato: vi sono, infatti, altre imprese nel mondo, come la Triton Submarines (di base in Florida), la Virgin Oceanic Sir Richard Branson (di Newport Beach, in California), la DOER Marine di San Francisco, tutte impegnate nella costruzione di mezzi subacquei in grado di ospitare da una a tre persone e raggiungere 10.000 metri di profondità in tempi variabili tra 90 e 140 minuti. |