Scienziati giapponesi e russi lavorano alla clonazione di un mammut
Il mammut è considerato completamente estinto, anche se di quando in quando emergono notizie, difficilmente verificabili, relative ad avvistamenti di esemplari chissà come sopravvissuti o di individui che, pur non essendo mammut, sono più simili ad esso che all'elefante attuale. Tra queste segnalazioni controverse, vi è quella attribuita all'ammiraglio Richard E. Byrd, famoso trasvolatore polare, che mentre sorvolava, nel 1947, l'Antartide, avrebbe avvistato una regione non ghiacciata, nella quale si muovevano grandi animali nei quali qualcuno ha voluto ravvisare i mammut. L'avvistamento di Byrd ha tutte le connotazioni della leggenda ed è legato ai miti della "Terra cava" e dei rifugi segreti dei nazisti.
Di elefanti anomali si tornò a parlare nel 1992, quando l'esploratore Sir John Blashford-Snell intraprese una spedizione nel Nepal occidentale alla ricerca di "elefanti giganti" dei quali parlavano i nativi; riuscì ad avvistarne due che univano caratteristiche morfologiche dell'elefante asiatico, dello stegodonte e del mammut.
Il 6 dicembre 2000, infine, si è avuta una nuova segnalazione, attribuita alla principessa thailandese Rangsrinopadorn Yukol, che ha fotografato, durante un volo in elicottero sul Nord della Thailandia, degli elefanti lanosi; l'argomento non sembra essere stato ripreso ed è possibile che dall'analisi delle fotografie ci si sia accorti che si trattava di cuccioli di elefante indiano che, appunto, in giovane età sono pelosi.
Se queste notizie riguardano la criptozoologia, ne è stata recentemente diffusa un'altra che, invece, concerne la genetica: un gruppo di scienziati russi e giapponesi ha avviato un'ambiziosa operazione che dovrebbe portare alla clonazione di mammut e rinoceronti lanosi. Il prof. Akira Intani, della School of Biology-Oriented Science and Technology della Kinki University di Osaja (coadiuvato da colleghi dell'università di Tifu), è convinto che, se si potranno ottenere campioni di DNA accettabili dai resti congelati di questi animali vissuti tra 25.000 e 30.000 anni fa, il processo di clonazione non sarà impossibile. Per avere dei mammut (o dei rinoceronti lanosi) vivi, tuttavia, si dovrà attendere almeno una ventina d'anni o, secondo alcuni, anche cinquanta.
Il prof. Intani, di 74 anni, sogna un Pleistocene Park, una sorta di Jurassic Park di 160 kmq al quale si sta già lavorando in Siberia, quale santuario per questi mammiferi. In effetti, il programma è già stato avviato nella Iacuzia, lungo il fiume Kolyma. Qui sono state radunate mandrie di cavalli selvaggi ed è stato importato il bue muschiato che un tempo viveva nella regione; l'organizzazione ha anche avviato trattative con il governo canadese per l'acquisizione di bisonti che, al momento in cui scriviamo, non sappiamo se siano andate a buon fine.
Secondo quanto ha dichiarato il prof. Intani, un primo tentativo fu abbandonato nel 1999, quando ci si accorse che il DNA recuperato apparteneva ad un rinoceronte indiano. In ogni caso, in pochi anni, da quando è stata clonata la pecora Dolly, queste tecniche genetiche hanno compiuto grandi progressi, anche se con gli animali estinti o in via d'estinzione non si sono registrati grossi successi. Nel febbraio 2001, ad esempio, si è diffusa la notizia che un gaur, o bisonte indiano, clonato dai ricercatori dell'Advanced Cell Technology del Massachusetts, era morto dopo pochi giorni di vita. Neppure un precedente progetto, guidato dal prof. Bernard Buigues, francese, che aveva tentato di estrarre il DNA da un mammut recuperato nella penisola di Taimyr, in Siberia, nell'aprile 2000, aveva avuto l'esito sperato; nel campo delle clonazioni, tuttavia, i progressi sono continui.
La specie che il prof. Intani intende clonare è il Mammuthus primigenius o mammut lanoso, scomparso soltanto 6.000-4.000 anni fa, erede del Mammuthus trogontherii o mammut delle steppe, diffusosi dall'Europa all'Oceano Pacifico 750.000 anni fa. Di quest'animale è relativamente facile trovare resti ben conservati dai quali poter estrarre il DNA e, infatti, nel 1997 sono stati localizzati due esemplari, apparentemente uccisi da una valanga: è da essi che si sta lavorando per trarre il DNA per poterlo trasferire nell'ovulo di un'elefantessa indiana.
Il mammut lanoso non era la specie più spettacolare di questo proboscidato, in quanto nell'America Settentrionale e Centrale fino a 9.000 anni fa aveva vissuto il Mammut imperiale (Mammuthus imperator) che raggiungeva un'altezza di 4,5 m ed un peso di otto-dieci tonnellate. In questo caso, però, non esiste la straordinaria opportunità di trovare esemplari congelati. Nel caso, invece, del mammut lanoso la quantità di "materiale" disponibile è enorme e, inoltre, si ritiene che il suo DNA sia per circa il 95% intercambiabile con quello dell'elefante asiatico. |