Seppure non frequente vi è la possibilità di avvistamenti anche dal nostro territorio
Un aspetto della Natura Segreta è costituito dai fenomeni luminosi nell'atmosfera; anche in questo periodo di straordinario avanzamento della fisica, dell'astronomia e dello studio del nostro pianeta, non tutto è stato scoperto e non tutto è stato chiarito. Risale a pochi anni fa l'individuazione di tipi particolari di lampi, detti "superatmosferici" (e classificati dagli studiosi come "blue jets", "red sprites", "elfs") e, comunque, anche nei fulmini abituali non tutte le dinamiche sono state sviscerate, mentre decisamente misteriosi (tanto che addirittura c'è ancora chi ne nega l'esistenza) restano i fulmini globulari.
Decisamente meglio conosciute sono le aurore boreali, che talvolta si possono vedere anche alle latitudini del nostro paese. In effetti, il termine aurora boreale è fuorviante, sia perché aurora nell'accezione comune è la luminosità prodotta dal sorgere del Sole sia perché questo fenomeno non è affatto esclusivo dell'emisfero boreale ma si presenta anche in quello australe per cui sarebbe meglio parlare di "aurora polare".
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Un esempio delle aurore boreali fotografate in Italia nel 2000 e 2001 dall'Osservatorio Astronomico Popolare "G. V. Schiapparelli" di Varese |
Questo tipo di luminosità celeste appare di notte, con l'aspetto di una sorta di tendaggio o cascata di luce, dai colori variabili e continuamente mobile, come fosse una bandiera agitata da un vento leggero. In genere la luminescenza è verdastra, ma il suo colore può essere anche differente, in quanto è determinato dalla composizione dell'atmosfera, cioè una miscela prevalentemente composta da ossigeno e azoto ma contenente anche idrogeno, elio, anidride carbonica ed altro: ognuno di questi gas produce una luce dallo spettro differente.
Oltre all'atmosfera, gli altri due elementi che concorrono al fenomeno sono il magnetismo terrestre ed il vento solare. Quest'ultimo è costituito da particelle subatomiche dotate di carica elettrica (principalmente elettroni con carica negativa ma anche protoni e nuclei atomici liberi con carica positiva) che vengono irradiate dal Sole e colpiscono gli strati superiori dell'atmosfera, scontrandosi con la magnetosfera. Il vento solare comprime la magnetosfera e questo processo libera un'energia che produce la luminosità. In effetti, ci vorrebbe una spiegazione un po' più complessa, in quanto il fenomeno investe anche altri elementi, ma per il momento ci possiamo accontentare (sull'argomento non mancheranno le occasioni per ritornare).
Il legame tra l'attività solare e le aurore boreali è noto da tempo e, infatti, i picchi delle macchie solari coincidono con quelli delle apparizioni aurorali. Oggi si è appreso che ad influenzare principalmente l'"accensione" delle aurore sono le CME (Coronal Mass Ejections, lanci di massa dalla corona solare) e i "solar flares", vere e proprie fontane che appaiono sulla superficie della nostra stella e provocano ingenti raffiche di vento solare. Questi fenomeni sono perfettamente osservabili da parte dei satelliti artificiali in orbita (come lo Yohkoh o il Soho) e, di conseguenza, le agenzie spaziali sono in grado di fornire previsioni relative alle aurore boreali. Come è noto, la Terra possiede un proprio campo magnetico (detto geomagnetico) che scherma il vento solare ma, appunto quando la radiazione è particolarmente intensa, le particelle cariche riescono a raggiungere le regioni polari, sopra le quali il campo magnetico è più debole. Quando poi si sia in presenza di fenomeni eccezionali, come nel caso delle tempeste solari del 2002, le aurore polari possono rendersi visibili anche a latitudini intermedie.
L'aurora si sviluppa al di sopra dei 95.000 m (per cui da bordo dello Space Shuttle o della International Space Station Alpha la si può vedere dall'alto) e si dispone a costituire un anello, o una porzione di anello, attorno al Polo Nord magnetico (o, come si è detto, al Polo Sud). Le apparizioni a latitudini più basse, comunque, non sono del tutto infrequenti come abbiamo appreso dall'Osservatorio Astronomico Popolare "G. V. Schiapparelli" di Varese, da dove sono state fotografate diverse aurore boreali (ad esempio tra il 6 ed il 7 aprile e tra il 15 ed il 16 luglio 2000 ed il 31 marzo 2001).
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