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Si può dire che non passi mese senza che gli astronomi o i ricercatori in materie affini compiano qualche nuova scoperta a riprova del fatto che ciò che sappiamo a proposito del cosmo è probabilmente meno di ciò che non sappiamo.
Una segnalazione in questo senso è stata diffusa dalla stampa scientifica il 5 luglio 2013 ad opera di un gruppo di astronomi che hanno studiato un fenomeno che hanno chiamato "radio bursts", o anche FRB (Fast Radio Bursts), scariche rapide di onde radio, che provengono da regioni remote dello spazio profondo. Il fenomeno era stato registrato per la prima volta nel 2007 da Duncan Lorimer e David Narkevic della West Virginia University che avevano captato quella che era stata chiamata Lorimer Burst, differente dalle brevi emissioni periodiche di onde radio generate dalle pulsars. Nel 2012 era toccato a Evan Keane ed ai suoi colleghi dell'Istituto di radioastronomia Max Planck di Bonn captare quella che inizialmente fu chiamata "blitzar".
La materia è stata poi approfondita e divulgata da Dan Thornton dell'Università di Manchester, che ha potuto avvalersi del radiotelescopio di 64 m di diametro che si trova a Parkes, in Australia.
Di queste scariche di onde radio si può dire ancora molto poco. Non si sa con precisione da dove provengano, anche se si parla di una distanza di 14 miliardi di anni luce (cioè una dimensione difficile da scrivere con altre unità di misura ed ancora più difficile da comprendere) e si dice che si tratti di un fenomeno frequente in termini astronomici ma alquanto raro secondo i parametri della quotidianità: fino ad oggi, infatti, gli astronomi hanno registrato sei "bursts". Inoltre, secondo Thornton, in pochi millisecondi un singola scarica emette la stessa energia che il Sole produce in un milione di anni. |