Non sempre il cosiddetto "parlare corrente" corrisponde al linguaggio scientifico e, d'altra parte, non sempre gli scienziati si impegnano per evitare che si creino delle confusioni tra classificazione scientifica e nome comune. Tra le vittime di queste... commistioni vi sono dei pesci che non vivono neppure tutti nello stesso ambiente (ve ne sono d'acqua dolce e d'acqua di mare). Ci riferiamo alle cosiddette anguille elettriche ed alle lamprede.
Le prime, a dispetto del loro nome, non hanno in realtà quasi nulla a che vedere con gli anguilliformi se non l'aspetto. Fanno parte, infatti dell'ordine dei Gymnotiformes e per questo sono chiamati anche Gimnoto o Ginnoto (e talvolta sono accomunate nella denominazione di Pesci coltello); le anguille vivono prevalentemente (ma non esclusivamente) in mare mentre l'Anguilla elettrica (Electrophorus electricus) è un pesce fluviale. Da qualche tempo la famiglia degli Electrophoridae è stata soppressa e gli elettrofori sono stati classificati tra i gimnotidi.
Le anguille elettriche, quindi, presentano una certa affinità con altri pesci d'acqua dolce, come le carpe o i pesci gatto. Naturalmente è opportuno un breve cenno sul motivo della denominazione scientifica: nel loro corpo anguiforme gli elettrofori hanno fino a 6.000 cellule chiamate elettrociti, in grado accumulare energia elettrica e produrre una scarica di diverse centinaia di Volt (il flusso è di 1 Ampère). Quest'emissione di corrente elettrica avviene per l'autodifesa e per la caccia e si dice che gli esemplari più grandi che vivono nei fiumi dell'America Latina (fino a 2,5 m di lunghezza e 20 kg di peso) possano stordire un uomo (e, in qualche caso ucciderlo). Un'emissione di corrente di ben minore entità (10-15 Volt) è invece impiegata come una sorta di radar/sonar per la localizzazione delle prede e per comunicare con altri elettrofori.
L'elettroforo ha in comune la forma, oltre che con le anguille, con la Lampreda (Lampetra fluviatilis), della famiglia delle Petromyzontidae, la cui caratteristica più evidente è costituita dall'imbuto buccale che funziona come una ventosa e, infatti, l'animale è un ectoparassita che si attacca alla sua vittima. Anche le lamprede sono state oggetto di una revisione della loro classificazione nel 2012 e se ne conoscono tre famiglie con un totale di dieci generi (in Italia ne vivono quattro specie, di fiume e di mare).
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