Uscito dalla leggenda, appare con sempre maggiore frequenza
Uno degli archetipi della mitologia e della letteratura fantastica è il "mostro marino", descritto sotto forma di enorme serpente, di smisurato cetaceo, di piovra immane o di calamaro gigante.
Quest'ultimo, tuttavia, non è un mito: è un cefalopode conosciuto dalla scienza, esistente in svariate sottospecie, molte meno rare di quanto per lungo tempo si sia creduto
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I reperti
Michael J. Sweeney, del Natural Museum of Natural History di Washington ha compilato un prezioso catalogo dei ritrovamenti e li ha suddivisi per aree geografiche: Oceano Atlantico nord-occidentale (con maggior parte dei ritrovamenti nelle acque o sulle spiagge della sponda occidentale del Canada), Oceano Atlantico nord-orientale (soprattutto Norvegia, Islanda, Isole Fær Øer, Scozia e Danimarca) Oceano Atlantico sud-occidentale (Argentina, Brasile, Isole Shetland del Sud, Isole Orcadi del Sud), Oceano Atlantico sud-orientale (Sud Africa), Oceano Pacifico nord-occidentale (Giappone, Mare di Bering, provincia di Shandong in Cina, Oceano Pacifico nord-orientale (California, Oregon, Hawaii), Oceano Pacifico sud-occidentale (Nuova Zelanda, stati di Victoria, Tasmania ed altri in Australia), Oceano Pacifico sud-orientale (Cile), Oceano Indiano meridionale (Isola Reunion, Sud Africa, Mauritius).
Dalle annotazioni di questo ricercatore si traggono diverse informazioni importanti. La prima è che i calamari giganti quasi mai vengono avvistati vivi e ciò fa pensare che vivano abitualmente a profondità considerevoli. La seconda è che la loro diffusione sembra essere molto ampia e più rarefatta solo lungo l'Equatore. La terza è che gran parte dei ritrovamenti è dovuta ad esemplari arenatisi, per non si sa quali cause, ma consistente è la segnalazione di tentacoli trovati nello stomaco di grandi cetacei e in questo caso è evidente che i ritrovamenti siano più numerosi dove si pratica questo tipo di caccia.
I ritrovamenti non ci consentono ancora una visione chiara delle caratteristiche di questi animali, anche se è innegabile il loro rapporto con i capodogli nel quale i cetacei sono i predatori e i calamari appaiono predati.
Come abbiamo visto esaminando i rapporti dei ritrovamenti, le dimensioni di questo cefalopode possono variare considerevolmente e si parla di esemplari di meno di due metri (esclusi i due tentacoli più lunghi e sottili) per arrivare a ricostruzioni ipotetiche di animali che dall'estremità della coda a quella degli otto tentacoli misuravano una decina di metri, con qualche esemplare stimato in 14-17 metri, ma sono in molti ad ipotizzare che si possa arrivare ad una lunghezza totale di 30 metri!
Naturalmente, tra le storie di mare che parlano di piovre e di calamari giganti ve ne sono alcune che insistono sul comportamento aggressivo di questi molluschi nei riguardi di imbarcazioni anche di grandi dimensioni. Qualche esempio sembra documentato in modo abbastanza attendibile, come quello della nave cisterna norvegese Brunswick, di 15.000 tonnellate, che sarebbe stata addirittura attaccata tre volte tra il 1930 ed il 1933 nel Pacifico, tra Samoa e le Hawaii. Episodi ancora più drammatici si raccontano a proposito della goletta Pearl che il 10 maggio 1872 fu addirittura affondata da un calamaro gigante al largo di Ceylon, sotto gli occhi dell'equipaggio di un'altra nave. Si è ipotizzato che il calamaro scambi la nave per un capodoglio e ciò farebbe pensare che, di fronte al suo nemico naturale, talvolta preferisca attaccare invece di difendersi.
In effetti, i costumi dell'Architeutis si possono soltanto ipotizzare e c'è chi lo descrive come un predatore vorace ed aggressivo, in grado di assalire persino grossi squali, e chi ritiene, invece, che si cibi soprattutto di carcasse di pesci. |