Una scoperta così si fa solo una volta ogni cento anni.
"Una scoperta così si può fare una sola volta in un secolo" è stato il commento di Blair Hedges della Pennsylvania State University quando ha visto le prime fotografie del Nasikabatrachus sahydrensis.
Il ritrovamento era avvenuto da parte di operai che stavano scavando nel fango una trincea profonda 2 metri. Nella zona si trovava il biologo S. D. Biju, del Tropical Botanic Garden and Research Institute di Thiruvananthapuram (Kerala), che per primo ha potuto studiare il batrace.
Il Dr. Biju lo ha esaminato unitamente al Dr. Franky Bossuyt, del dipartimento di biologia dell'Università Vrije di Bruxelles, ed insieme sono giunti alla conclusione che il Nasikabatrachus sahydrensis (dal sanscrito "nasika", naso, e da Sahyadri, l'area collinosa dove è avvenuto il ritrovamento), appartenga ad una famiglia fino ad oggi sconosciuta che rivela un antico legame biogeografico con le Seychelles. Si tratta di una rana scavatrice, dalla pelle di colore viola, che, pur appartenendo ad una famiglia con caratteristiche uniche, presenta, all'analisi mitocondriale e nucleica del DNA, un'innegabile affinità con le Sooglossidae (neobatraci), le cui uniche forme conosciute sono le Sooglossus gardineri, Sooglossus sechellensis e Nesomantis thomasseti delle Seychelles.
Si è ipotizzato che la rana scavatrice di Sahyadri si possa ricollegare ad una famiglia apparsa 200 milioni di anni fa quando l'Africa e l'India erano ancora unite in un "supercontinente" chiamato Gondwana. Circa 100 milioni di anni fa queste rane si sarebbero differenziate dalle Sooglossidae.
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